Fine

Eccomi “finalmente” a casa. Dopo essere arrivato a Bologna sotto il solleone delle tre di pomeriggio di domenica, sono rientrato a Bergamo in treno ieri pomeriggio.

Arrivato alla stazione centrale di Bologna poco dopo le 13, affamatissimo (questa volta non per le pedalate ma perchè non c’era stato modo di trovare un momento per mangiare), dopo aver fatto il biglietto cerco qualcuno che possa cambiarmi 20 euro in due banconote da 10 (i bar sono strapieni, il treno è in partenza e l’unica possibilità che mi resta di riempire un po’ lo stomaco prima di andarmene sono i distributori automatici). Una quindicina di richieste a vuoto: nessuno ha due banconote da dieci in tasca, almeno così dicono perchè non si prendono neanche la briga di controllare il portafoglio. Alla fine – quando ormai mi sto rassegnando a soffrire la fame e il caldo – me la cavo grazie alla gentilezza di una donna immigrata di colore…

Un paese diffidente non è un paese civile. Il futuro si affronta molto meglio con la fiducia che con il sospetto. Guardate un po’ gli svedesi.

E se le reclinate vi incuriosiscono andate a provarle in via San Donato 23, Bologna…

20 August, 2011 11:56

Basso trentino – garda. Complice un po’ anche l’ambiente che mi e’ famigliare ho svestito i panni del viaggiatore e ho messo quelli del ciclista con i neuroni a cuscinetto a sfera…

sulla ciclabile dell’adige, dopo il commiato da Francesco che ha preso la via della valsugana, non resisto alla tentazione di dare la polvere a un lycra man che dichiara pubblicamente di non volermi dietro la sua ruota. Dopo un “vabbe’ grazie lo stesso” la metamorfosi neuronale prende il sopravvento, qualcosa fa allungare la pedalata di almeno due rapporti e il lycraman seduto su una lama in carbonio da 7 chili si vede “sverniciato” da una specie di trattore con sorriso a 76 denti e mutande appese ad asciugare al sole… Lo rivedra’ una quindicina di km più’ avanti, parcheggiato al bicigrill di Nomi.

Ma non tutti i mali vengono per nuocere: a Nomi incontro Fulvio e Dalida, vecchie conoscenze bergamasche e di ritorno in bici a Rovereto, dove hanno l’auto, dalla Val Venosta. Anche loro sembrano messi li’ apposta per addolcire l’urto del rientro.

Il lago di garda con le sue strutture ricettive “scientifiche” e affollatissime cospira per farmi rimpiangere il senso di precarieta’ e la quiete dei laghetti svedesi..

Sono sulla gardesana orientale, diretto a Mantova e magari anche oltre.

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Prima e dopo la cura…

Ne avevo bisogno…
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18 19 agosto

Due giorni e mezzo passati in compagnia di Francesco, anche lui viaggiatore a pedali con una certa esperienza di bivacchi improvvisati nei posti più impensabili ed ottimo cuoco.
Subito e’ scattata una certa sintonia che ha reso la pedalata più lieve ad entrambi, nonostante il suo mezzo evidentemente provato dai kilometri e dagli anni ma condotto con grande vigore e tenuto insieme con spago fil di ferro e grande saggezza.

PANEGIRICO RECLINATO
Non mi pare di avere mai accennato, in questo diario di viaggio, ai vantaggi e quindi ai perche’ della postura reclinata. Ma dopo due giorni e mezzo e oltre 1500 mt di dislivello pedalati in compagnia di un “gobbetto” (cosi vengono definiti i ciclisti tradizionali nel microscopico mondo reclinato italiano) mi piacerebbe spendere due parole sull’argomento, che ovviamente e’ stato al centro delle discussioni tra me e Francesco.

1. La posizione reclinata e’ più’ comoda: mentre francesco accusava spesso dolori alla schiena – soprattutto sulle salite tra baviera e tirolo e tra tirolo e alto adige – io me ne stavo bellamente spaparanzato e rilassato sulla mia sdraio a pedali.

2. La posizione reclinata e’ più’ aerodinamica. La locomotiva del trenino ero sempre io e solo i polpacci da mediano di francesco gli hanno consentito di starmi a ruota sui tratti di pianura a medie spesso oltre i trenta all’ora.

3. La posizione reclinata, quanto meno con bici carica, non e’ svantaggiata in salita. Infatti la bici tradizionale, quando carica, risulta molto instabile sulle salite – il baricentro oscilla moltissimo a destra e a sinistra – per cui la spinta sui pedali non e’ efficiente come in posizione reclinata, dove queste oscillazioni non compaiono. Chi si fermava ad aspettare l’altro ero sempre io, nonostante per fare uno dei suoi polpacci ce ne vogliano due dei miei e nonostante Francesco sia un ex ciclista semiprofessionista che ancora oggi fa quasi 40 km al giorno per andare e tornare dal lavoro.
Per quanto riguarda le prestazioni in salita con bici senza bagaglio, non esprimo qui opinioni, ma posso garantire che sono molto migliori di quello che normalmente si aspetta uno che non conosce le reclinate.
Chiaramente queste considerazioni valgono per chi in reclinata ci sa gia’ andare. Le prime salite che si fanno sono generalmente un calvario anche per chi mastica molto di bici tradizionali – anzi, soprattutto per loro visto il paragone che possono fare.

Sono a Trento. Ho appena salutato Francesco che ha imboccato la Valsugana e questa sera dormiro’ a Rovereto, a casa di due che mi hanno messo al mondo…

Fa un caldo boia anche di notte a sud delle alpi. Per la prima volta non ho srotolato il sacco a pelo.

17 agosto

Non mi svegliate
Ve ne prego
Ma lasciate che io dorma questo sonno
Sia tranquillo
Da bambino
Sia che puzzi del russare di ubriaco
C’e’ ancora tempo
Per il giorno
Quando gli occhi miei si imbevono di pianto

Banco del Mutuo Soccorso

Tirolo. A un passo dal Passo. Quello del brennero. Rientrare in italia e’ un po’ tornare nella realta’ di tutti i giorni. Da questa mattina mi sta aiutando in questo risveglio Francesco, proveniente dal sud della danimarca dove vive e lavora e diretto dalle parti di bassano del grappa dove abitano i suoi genitori. TIM: la tua mail in mobilità con il BlackBerry®

Le alpi

Colui che trova dolce la sua terra non e’ che un tenero principiante

Chi considera ogni terra come casa propria e’ gia’ un uomo forte

Ma solo e’ perfetto colui per il quale tutto il mondo e’ un paese straniero.

Citazione di seconda o terza mano.

Oggi mi sento molto tenero. Gia’ il saluto dei bavaresi uguale a quello che usano le popolazioni di lingua tedesca del sud tirolo mi stimolava strane nostalgie. Ma oggi alla vista delle prime vere montagne, dei campanili a cipolla e delle scritte “20 C+M+B 11” che i sacerdoti lasciano con il gesso sopra gli usci delle case dopo averle benedette il giorno dell’epifania ho provato un “grande senso di dolcezza” (altra citazione) e le mie guarnizioni hanno ceduto di schianto: occhi lustri e goccia al naso in più di un’occasione. Forse perche’ in quei lunghi trekking per rifugi e bivacchi altoatesini dei miei vent’anni, studiati a tavolino per evitare il più a lungo possibile l’onta di posare il vibram sull’asfalto, sta il seme di questo viaggio…

Sono a Benediktbeuern, a meta’ strada tra Monaco e Innsbruck.

Ps C M e B sono le iniziali (in tedesco) dei tre re magi Gaspare Melchiorre e Baldassarre TIM: la tua mail in mobilità con il BlackBerry®

Regensburg – io foto

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Ma come e’ bello andare in giro per i colli bavaresi…

…Spinti pero’ dai carboidrati e non dagli idrocarburi.

Ieri finalmente una giornata di sole con un caldo come si deve benedetta da un sacrosanto acquazzone serale. Fino all’altro giorno la germania mi aveva riservato solo giornate di merdina, che definirle senza un diminutivo sarebbe tenerle troppo in considerazione. cieli noiosi tra il grigio e il cirrotico non si decidevano mai a prendere una decisione: ne’ solleone che inonda campi, boschi e citta’di calore e di vita – la sua – ne’ pioggia cattiva e insistente che ti costringe a spremere dalle tasche della vita – la tua – le ultime gocce di testosterone benevolmente dimenticate da qualche primavera distratta. Nel qual caso te ne vai offrendo la faccia al vento, la gola all’acqua piovana e mai un pensiero al tuo culo a mollo nelle fossette che lui stesso ha sagomato nel sedile.

Sono giorni che sto pedalando su colline che si fanno sempre più’ dolci tra campi di granturco, foreste e citta’ tardo medievali curate con maniacale attenzione dai loro abitanti.

Il contrasto tra il senso di sicurezza che trasmettono questi luoghi di natura addomesticata e citta’ che paiono salotti e lo smarrimento che provavo nella scandinavia settentrionale, dove anche le lenzuola dell’hotel profumano dell’umido delle foreste, mi sembra la misura della fatica di Sisifo di liberarsi da limiti e paure che accompagnano la vita degli uomini, e che alla fine in un modo o nell’altro si ripresentano sempre…

Saluti da una sdraio fatalista arrivata or ora a Monaco…
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